Il Talento e La Scintilla di Romina Daniele
L'articolo ed Intervista a cura di Giovanni Rossi
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Diceva Michel Petrucciani: "Non esiste il genio, esiste solo il duro lavoro". Non sono d'accordo, di geni nel mondo della musica ce ne sono stati diversi, ma a mio modo di vedere l'affermazione del fenomenale pianista francese ha colto pienamente nel segno in un punto: senza il duro lavoro qualsiasi talento può spegnersi. Senza il duro lavoro il talento non può sbocciare, resta un diamante nascosto nella grigia roccia. Il talento da solo non basta, occorre saperlo coltivare, valorizzare, difendere e crescere giorno per giorno, consapevoli del dono che si ha ricevuto e della responsabilità di doverlo sfruttare al meglio. Di artisti di talento che si sono bruciati la carriera per scarsa lungimiranza e scarso impegno ce ne sono stati tanti, ma coloro che hanno dedicato al loro talento il massimo dell'attenzione, giorno per giorno, non saranno mai dimenticati. Quando penso a Romina Daniele e al suo talento vocale, non posso fare a meno di pensare a tutto questo, perchè lei non ha solo una voce straordinaria, non si è limitata solo a sfruttare il suo dono di natura, ma ha lavorato e studiato ogni giorno per migliorarsi e per poter impiegare questo talento con sempre maggiore consapevolezza e pienezza.
Romina Daniele è una di quelle voci che non si possono dimenticare. Una folgorazione la prima volta che l'ho ascoltata sulle note del suo ultimo album, il triplo "Spannung". Leggendo le note biografiche presenti sul suo sito, e che qui riprendo, si può facilmente apprezzare il percorso di passione e sacrificio che Romina ha dedicato alla musica ed in particolare alla coltivazione del suo talento: una voce fuori dal comune.
"Nata a Napoli e residente a Milano, forte degli studi in storia e metodologia dell'arte, teorie e storia del cinema, fotografia, linguaggio multimediale, canto moderno, dal 2000 ad oggi ha collaborato con formazioni musicali di vario genere (blues, jazz, sperimentale, contemporanea), dedicandosi allo studio sulle potenzialità vocali in campo sperimentale, svolgendo attività laboratoriale e didattica. Dottoressa in beni culturali, laureata con lode in storia del cinema con tesi sul rapporto tra suono, musica e immagine con Augusto Sainati, ha inoltre studiato Tecnologie del Suono presso il Conservatorio di Milano con Riccardo Sinigaglia, Alessandro Melchiorre, Giovanni Cospito; partecipando ad incontri e seminari esterni con Meredith Monk, Trevor Wishart, David Moss, Annette Vande Gorne. Fa confluire nei lavori discografici per voce ed elettronica il lavoro e lo studio ramificato nei territori della poesia, della musica, della vocalità, del teatro, del pensiero e dell’arte; la ricerca sul suono e la composizione della materia sonora, in vocalità come nella musica elettronica in studio, e l’esplorazione nei domini della frequenza e del tempo, delle onde sonore. La voce nelle sue disparate, inaspettate sfumature domina un universo segnico in cui melodie antiche e antichi richiami convivono con tecnologie contemporane di composizione, tessendo il percorso volto a perlustrare i territori della percezione e i suoi processi. Tra costruzione e destrutturazione, composizione e istinto, Romina Daniele si è distinta, con l'attività live quanto con quella discografica, mettendo in scena il dramma della coscienza in un confronto aperto con l’ascoltatore. Alla ricerca della consapevolezza umana (dell’uomo sull’uomo), o delle ragioni della sua assenza."
Romina Daniele non è una semplice cantante, perchè è una di quelle artiste in grado di dare al termine "cantante" un'accezione completa che va a sfaccettarsi in un universo multidimensionale: l'interpretazione dei brani, la lettura dei suoni, la sillabazione delle emozioni, l'indagine di tutta la propria gamma di possibilità data da una tessitura straordinaria, il dispiegamento di timbro e colore a favore della costante sperimentazione. Ascoltando il suo ultimo lavoro "Spannung", mi vengono in mente le grandi voci che ho amato in questi anni e che hanno saputo valorizzare il proprio talento come un bene prezioso, al di là di qualsiasi disquisizione di genere: Mike Patton, Diamanda Galas, Demetrio Stratos, Free Dominguez, Romina Falconi, solo per citare alcuni nomi.
Quando mi capita di incontrare voci così particolari, non posso fare a meno di volerne sapere di più. E Romina è stata piacevolmente disponibile nel raccontarsi. Cosa ho scoperto in questa chiacchierata? Non dovete fare altro che iniziare a leggere per saperlo! Posso solo dirvi, senza rovinare la sorpresa, che ho trovato in Romina Daniele un'artista preparata, ricca di contenuti, fieramente orgogliosa delle proprie radici, colta e con la passione per lo studio e la sperimentazione. Per me una vera sorpresa, insomma.
Un solo consiglio prima che iniziate a leggere: accendete in sottofondo la bellissima musica di "Spannung": è la colonna sonora giusta.
Per iniziare, Romina, come ti sei avvicinata al mondo della musica e che studi hai fatto? Come è iniziato il tuo percorso di indagine della voce?
Ho studiato chitarra classica da bambina, crescendo negli anni Novanta sono anche passata all'elettrica, me la regalò mio padre per un Natale ed è stato il regalo più bello di tutta la mia vita. La maggior parte delle canzoni le ho scritte con la chitarra. Ho cominciato a produrre musica così come a scrivere poesie molto molto presto. Anche il passaggio, per così dire, dallo strumento tradizionale al computer è avvenuto abbastanza presto. Il mio primo disco del 2005 è di natura concreta, per sola voce e composizione elettronica, ed è il frutto di esperienze maturate nei primissimi anni. Per me, è sempre stato molto naturale utilizzare qualsiasi strumento a scopo di pensiero e di creazione. E la voce è il primo strumento in assoluto. Il suono è natura e natura più originaria e possiede velocità che rimandano direttamente alla sostanza molecolare del pensiero e delle facoltà percettive, e tanto il suono quanto il cervello sono fatti che sfuggono alle teorie ordinarie e alla scienza; dunque la musica dipende in tutto originariamente dalla voce che è il primo suono umano prodotto e proprio del corpo, il primo strumento in termini di originarietà e natura. Ora, poiché la musica ha prima di tutto e in origine a che fare con la voce umana, anzi la musica deriva in tutto dalla voce, per me, l'apprensione per la musica, il fare musica, riguarda l'apprensione per l'uomo e il suo senso – la produzione umana – in seno a tutti i livelli e gradi della creazione intellettuale e artigiana, nonché tecnologica. Oltre a questo, il riconoscere invece l'ordinarietà strutturale del socio-sistema in cui viviamo, dal quotidiano alle professioni siano pure avanguardistiche, è il grado zero per cui è possibile far sorgere e dischiudere un senso più autentico della voce che in quanto voce emblematicamente viene prima di tutto: è del nostro corpo e della nostra coscienza. La voce è infatti il fulcro della produzione umana, poiché essa è l'atto più essenziale di ogni atto sia pure essenziale: essa è il luogo in cui le facoltà intellettuali, quelle dei sensi e il corpo coesistono e non esistono altri luoghi del genere. Di tutto questo, dico nel libro che sto ultimando.
Sei di Napoi, ma vivi a Milano: queste due città hanno influenzato il tuo percorso artistico?
Naturalmente. Sono napoletana fino al midollo e ritengo che si evinca in ogni mia sfumatura. D'altra parte, ho vinto nel 2005 un premio dedicato a Demetrio Stratos promosso dall'ambiente milanese e mi sono trasferita anche per questo. A Napoli comunque avevo iniziato a produrre la mia opera anche in tempi più remoti, la stessa che poi mi ha aperto la strada a vari riconoscimenti, ed ero completamente al di qua di qualsiasi concezione di genere o di gruppi culturali. Ho sempre fatto musica, ho sempre scritto e prodotto per una vocazione esistenziale. Dopodiché hanno visto e riconosciuto in me diverse qualità, che vanno dalla musica elettronica, all'improvvisazione vocale, dalla ricerca alla classica contemporanea, al blues. A Milano ho collaborato per anni con il Centro Musica Contemporanea, ho proseguito in parte i miei studi, ho avviato diverse esperienze professionali e messe da parte diverse altre.
Chi sono gli artisti a cui ti ispiri?
Dai tempi dell'università, che ho frequentato a Napoli, e anche prima, ci sono grandi pensatori, artisti, cineasti della storia, in cui ho potuto riconoscere scintille autentiche fondamentali. Penso che l'opera umana sia qualcosa di più vasto del percorso e delle influenze di un'epoca, tuttavia determinanti, e sono sempre andata alla ricerca di scintille di autentico e queste stesse sempre mi prendono quando le incrocio. I miei riferimenti più grandi sono filosofi e cineasti, come Pier Paolo Pasolini, Gilles Deleuze, Martin Heidegger, David Lynch.... Riconosco la verità in certa musica blues e questa mi prende, Koko Taylor o Janis Joplin. Il compositore più enorme della storia moderna è probabilmente Miles Davis, a cui ho dedicato un libro. Demetrio Stratos è stata la stella a cui ho guardato per molti anni, rappresenta la ricerca vera e pura, mentre oggi esiste una categoria della ricerca vocale o cosiddetta vocalità estesa come settore della musica contemporanea, che in quanto settore funziona perlopiù e ordinariamente per una certa classe sociale e territoriale. A quest'ambito, preferirò sempre Billie Holiday e Odetta Holmes.
Mi diresti qualcosa di più sui tuoi gusti musicali?
Io amo la musica e la verità della produzione umana, l'impegno e l'apprensione a cercare, indagare, aprirsi sempre a comprendere in modo più essenziale ed autentico ciò che noi stessi siamo. E la musica è un ambito unico in tal senso, come la voce. Ho ritenuto di iniziare a scrivere un libro per dare l'idea di tutto questo che riguarda l'uomo nella totalità dei suoi mezzi, al di qua delle concezioni chiuse di disciplina e genere. Riguarda la socio-storia, la filosofia, la scienza, l'arte, la natura, il linguaggio ect. come concezioni e apprensioni più pure e già proprie e nostre. Amo ogni musica in cui riconosco una scintilla che riconduca a tutto questo, senza distinzioni di categoria.
Venendo a 'Spannung', com'è nata questa opera? Come hai sviluppato il percorso compositivo nella scrittura dell'album?
L'album è composto da tre gruppi fondamentali di brani, che non corrispondono schematicamente ai tre dischi, ma la cui struttura è organizzata in diversi momenti della durata totale. Nel primo gruppo, anche per ordine cronologico di composizione, rientrano i brani di elettronica pura ed elettroacustica, nel secondo il ciclo del Dasein ed esperienze affini; nel terzo quelli strumentali, con gli strumenti tradizionali e i musicisti. Dal 2009 ad oggi, dopo la pubblicazione del mio precedente disco, ho studiato tecnologie del suono in Conservatorio fino a circa il 2012, collaborato a fondare le edizioni RDM con le quali pubblico, dato alle stampe diverse mie opere letterarie, presentato Spannung in anteprima a seconda delle fasi del suo lavoro in corso in contesti dei più diversi, dal Salone del Libro di Torino all'Hoxton Festival di Londra. Dal 2013 ho girato prevalentemente l'area milanese proponendo un omaggio al rhythm 'n' blues. Tutto questo è parte integrante di Spannung.
Quali sono i tuoi progetti su cui stai lavorando?
Sto concludendo la stesura del libro Voce Sola, saggio intorno al discorso vocale, che sarà pubblicato più avanti. Spannung e questo libro dovevano essere pubblicati contemporaneamente, poiché insieme sono un tutt'uno con il lavoro di questi ultimi anni. Tuttavia, ho preferito lasciare alla musica nient'altro che la musica, e il disco, pur avendo un booklet voluminoso accenna in poche righe a questioni che il libro affronta con capitoli e capitoli. Naturalmente, il libro, che come il disco è per me cruciale, consentirà approfondimenti e immersioni non possibili altrimenti.
Se non ti spiace, adesso mi piacerebbe scendere un po' più in profondità... Qual è la tua più grande paura?
Dimenticare.
Il sogno da realizzare prima di morire?
I miei sogni sono una cosa con la mia opera. Mi basta sia pubblica e condivisa. Un altro mio sogno è avere eredi.
La canzone di un altro che avresti voluto scrivere?
Sicuramente esistono canzoni che maggiormente amo cantare e che sono sicura rappresentino grandi parti di me, due esempi sono Cry Baby di Janis Joplin, e Sycamore Trees di Badalamenti e Lynch.
La città in cui vivere in eterno?
Dove vivere in eterno.. non saprei proprio. Senz'altro Napoli.
Sesso, droga o rock'n'roll?
Di tutto ciò che mercifica il mondo in quest'ultima epoca nella nullità del nulla come mai prima, ci sono diverse cose. Due abbastanza enormi che mi vengono in mente costituiscono in vero aspetti della stessa essenza. Leggere le grandi opere di pensatori e artisti essenziali e veri con vocabolari e concezioni di pensiero inadeguate, facendoli passare o per negativi o per repertorio da catalogo; questo negli ambienti di studio, che si dicono intellettuali e d'avant (se non altro nel teatrino sociale). D'altra parte, specie nella nostra Italia, il rock 'n' roll viene inteso generalmente come un'altra maschera della trasgressione, e qualche giovanetto di ogni età ancora si confonde. Bere fa bene, e se si ha la forza di fare concerti esplosivi di emozioni, questo è un dono della natura. Ma tutto ciò perché l'amore e la verità sono le cosa più importanti che esistano al mondo, come il nostro pensiero, la forza di cercare ciò che manca come autenticità del mondo, la nostra lucidità e il nostro sangue; e ci sono cose altrettanto preziose che si chiamano intimità e singolarità della persona. Ed è questo ciò che fa grande ogni cosa in tutta la storia di ogni luogo al mondo.
Se non cantassi come esprimeresti te stessa?
Come ti dicevo prima, non esistono suoni paragonabili alla voce. Tuttavia il suono, sul quale le tecnologie hanno aperto porte prima inedite, costituisce un grande inequiparabile veicolo. D'altra parte, passo ore e ore a scrivere.
Il peccato a cui cedi più volentieri?
La distrazione mondana. Cosa vorresti che i tuoi fan dicessero di te?
Vorrei che mi ascoltassero con ogni forza nel proprio petto.