"Il dialogo con la materia disintegrata e ricomposta"
UN'analIsi DI Thema (HomagGIO A Joyce) DI Luciano Berio.
Il testo che segue è un abstract del saggio di Romina Daniele, scritto durante gli anni al Conservatorio di Milano (2009-2010) e pubblicato integralmente con RDM Records nel 2010.
[...] Thema (Omaggio a Joyce) del 1958, brano elettroacustico di Luciano Berio per voce e nastro magnetico, è un’opera che vive delle interazioni tra diverse strutture linguistiche e modi del fare artistico e si basa sullo studio, da parte del compositore in collaborazione con Umberto Eco durante una prima fase del lavoro, di tali interazioni: la poesia e la letteratura, di James Joyce; la lettura interpretativa e la voce, di Cathy Berberian; la linguistica come presenza di più lingue, dunque la vocalità sotto diversi aspetti (linguistico-fonetico, antropologico, musicale). La fase finale di tale studio è costituita dal brano per nastro magnetico, realizzato con suoni tratti dalla voce di Cathy Berberian che legge le prime righe di Sirens, capitolo XI dello Ulysses di James Joyce.
[...] Occorre situarsi “nello specifico orizzonte di una filosofia dell’arte atta a comporre in una ‘grande unità’ il mondo spirituale e quello fisico”, in cui le cose si osservano “attraverso una sorta di intuizione essenziale che consente di cogliere le corrispondenze, le analogie e le differenze che legano le cose.” [2]
[...] Thema si costruisce a partire da questa oscillazione e tensione primaria tra “oblio” e “costruzione” che caratterizza la scrittura poetica per antonomasia.
[...] Il montaggio è l’operazione compositiva implicante l’elaborazione dei suoni precedentemente registrati e scelti e inaugurante l’estetica del “testo fatto a pezzi”[3]: Thema di Berio costruisce un “discorso che parla dei limiti della razionalità moderna” oltre i limiti tra le arti, mettendo in scena “un linguaggio capace di «dire» la forza, la genesi, l’oscuro che sta alla radice della forma” in un attraversamento che va dalla letteratura alla musica al linguaggio multimediale. [4]
[...] Thema (Omaggio a Joyce) costituisce l’opera centrale di questo tipo di attività, dal momento che “in essa trovano realizzazione musicale la vocazione interdisciplinare dello studio milanese e gli interessi di Berio per la linguistica e la fonetica.”[5]
[...] Quando Berio parla di “sintesi fra le differenti e spesso contrastanti esperienze” [6] (...) egli si riferisce, in relazione alla “condizione artigiana indispensabile” [7], ad “una nuova prospettiva umana di ricerca” (...) adoperando “a scopo di musica i mezzi che la tecnica elettroacustica ed elettronica mettono a disposizione” e tendendo alla ricerca “oltre i confini delle specializzazioni artistiche e scientifiche.”[8]
[...] Il rapporto (o scarto), tra “musicalità della lingua”[9] e musica vera e propria, costituisce il motivo iniziale di interesse di Berio ed Eco (...) riguardanti l’uno la musica, l’altro la scrittura di Joyce (...) lo “scrittore definitivo”, “il poeta di una nuova forma umana di coscienza.”[10] I procedimenti di elaborazione elettroacustica e il montaggio si rivolgono contemporaneamente alla parola e al suono, riuniti nella voce, rappresentazione della “tensione originaria a farsi lingua”[11], veicolo per cui “il suono diventa significato.”[12]
[...] L’operazione di Berio, compositiva per eccellenza, fa del testo di Joyce "ciò che resta del testo di Joyce." [13] (...) tramite il montaggio, attua l’«atto di costruzione» di cui abbiamo fatto menzione sin dalla prima pagina; per cui la materia in origine «disintegrata» può definitivamente dirsi «ricomposta».
[...] Riguardo la produzione vocale e la fisicità della materia del suono, infine, la “risonanza” si riferisce direttamente al corpo come risonatore di cui la voce umana veicola la produzione di suoni e rumori. Da un lato, Berio ha classificato e riunito “in accordi quasi tutte le parole presenti nel testo secondo una scala di colori vocali” la cui disposizione corrisponde ai “punti di risonanza dell’apparato vocale.”[14] Da un altro, si pone l’accento sulla voce in quanto simbolo della presenza corporea e segno espressivo della stessa, non già mezzo della comunicazione verbale, sistema di suoni articolati distintivi e significanti.[15]
[...] In tal senso la voce poetica è “simbolo del linguaggio”, dunque nella disintegrazione del suono vocale, parlante, è l’interdizione del puro principio linguistico e lo stabilirsi della dimensione “delle cose”.
[...] L’idea di poesia a cui si riferisce Berio è quella di “poesia totale”, il cui senso “è collocato nella trama astrusa, nascosta, chiusa che è in fondo a tutte le cose” [16] e per cui l’opera poetico-musicale non ricorre ai temi quanto alle forme stesse del linguaggio [17] (...) In tal senso Thema “non vuole significare altro che la sua struttura” [18], ovvero il costruirsi della stessa indipendentemente da principi organizzativi teorici.
[...] Thema si basa sul “principio di segmentazione dell’oggetto in diversi tagli di ripresa” [19] – la segmentazione del testo joyciano in voce – e della riunificazione in un’immagine sonora completa – la ricostruzione che ne fa Berio –. Questa è la peculiarità del montaggio, che instaura parallelismi tra la musica elettroacustica e il cinema, e che “lascia l’avvenimento intatto – la poesia di Joyce – e al tempo stesso lo interpreta diversamente” [20] – nella forma del lavoro di Berio.
[Note di Copertina]. Il dialogo con la materia disintegrata e ricomposta[1] è il luogo in cui l’autrice riafferma, declinandoli dal punto di vista della musica, alcuni concetti fondamentali relativi la sua riflessione sul fare artistico imprescindibilmente connesso alle tecnologie come alle condizioni e ai modi della conoscenza; sin dalle prime pagine di questo saggio, infatti, si presentano i concetti di materiale e degli ordini-mondi possibili, per poi dispiegarsi le teorie della integrazione tra strutture diverse e della necessità dell’impegno intellettuale nei confronti della disparità dei termini operanti, dell’intima connessione in termini di dispositivi tecnologici tra la musica elettronica in studio e l’opera cinematografica; citando e argomentando ancora una volta i grandi pensatori di riferimento, Michel Chion e Gilles Deleuze, Jacques Derrida e Roland Barthes, Sergej Ejzenštejn, Henry Bergson e Martin Heidegger.
Il saggio rappresenta inoltre un sintetico compendio sui principali contributi analitici italiani sul brano preso in esame, Thema (Omaggio a Joyce) di Luciano Berio, prima grande opera elettroacustica della storia per voce e nastro magnetico, ad essere basata sul montaggio e l’elaborazione dei materiali vocali registrati, a partire da un frammento dello Ulysses di James Joyce. I nuclei argomentativi portanti sono: la poesia joyciana come “tema” e “struttura operativa”, i procedimenti elettroacustici e i loro significati, i processi di elaborazione della parola e del suono, la musica come elaborazione elettroacustica della voce; infine, essendo l’autrice attiva in prima persona nel campo della sperimentazione vocale, il testo non manca di fornire attente e approfondite considerazioni dal punto di vista specifico della voce e della vocalità.
Note a piè pagina
[1] Trasmissione radiofonica Omaggio a Joyce. Documenti sulla qualità onomatopeica del linguaggio poetico (1958) a cura di Luciano Berio e Umberto Eco, cd, pubblicata con il volume A.A.V.V., Nuova Musica alla radio. Esperienze allo Studio di fonologia della RAI di Milano, 1954-1959, a cura di V. Rizzardi e A. I. De Benedictis, CIDIM-RAI, 2000, traccia 48.
[2] A. Trione, L’ordine necessario, Recco (Ge), Il Nuovo Melangolo, 2001, pp. 28-30.
[3] M. Chion, L’Art des sons fixés ou La Musique Concrètement, Fontaine, Editions Metamkine/Nola-Bene/Sono-Concept, 1991; tr. it.L’arte dei suoni fissati o La Musica Concretamente, Roma, Edizioni interculturali, 2004, p. 98. Il riferimento è a «quella categoria compositiva, dell’arte contemporanea, in cui la parola è utilizzata come fonte primaria, giocando con la tensione tra le caratteristiche semantiche e quelle musicali astratte del linguaggio, principalmente attraverso la tecnologia.» [C. Lane, Voices from the Past: compositional approaches to using recorded speech, in Organised Sound 11(1): 3–11, United Kingdom, Cambridge University Press, 2006, pp. 1-2. Traduzione mia.]
[4] G. Vattimo, Derrida e l’oltrepassamento della metafisica, introduzione all’edizione italiana del testo derridiano L’écriture et la différence, Parigi, Èditions du Seuil, 1967; La scrittura e la differenza, Torino, Einaudi, 2002, pp. XIII-XV.
[5] N. Scaldaferri, Musica nel laboratorio elettroacustico. Lo Studio di Fonologia di Milano e la ricerca musicale negli anni Cinquanta, Lucca, Libreria Musicale Italiana, p. 81.
[6] L. Berio, Prospettive nella musica, in “Elettronica e telecomunicazioni”, anno XLVII numero 2/3 dicembre 1998, Rai-Eri, p. 59.
[7] Ibidem.
[8] Ivi, p. 66. Corsivo mio.
[9] N. Scaldaferri, “Bronze by Gold” by Berio by Eco, Viaggio attraverso il canto delle Sirene, in “Nuova Musica alla radio. Esperienze allo Studio di fonologia della RAI di Milano, 1954-1959”, cit., p. 111.
[10] U. Eco, Le poetiche di Joyce, Milano, Bompiani, 1966, p. 348; citato in N. Scaldaferri, “Bronze by Gold” by Berio by Eco, Viaggio attraverso il canto delle Sirene, cit., p. 148.
[11] A. Di Scipio, Da un’esperienza in ascolto tra phoné e logos. Testo, suono e musica in “Thema (Omaggio a Joyce)” di Berio, in “Il saggiatore musicale”, rivista, annata VII, Bologna, 2000, p. 327; rif. J. Derrida, La voce e il fenomeno. Introduzione al problema del segno nella fenomenologia di Husserl, Milano, Jaka Book, 1968.
[12] «La musica vocale, ha dichiarato Berio una volta, è una “messa in scena” della parola. E in un’altra occasione ha affermato che gli interessa in quanto mima e descrive “quel prodigioso fenomeno che è l’aspetto centrale del linguaggio: il suono che diventa significato.» [E. Sanguineti, La messa in scena della parola, in A.A.V.V., Berio, Torino, E.D.T, 1995, p. 74]
[13] A tal proposito, nel documentario Omaggio a Joyce si ascolta: «Attraverso le molteplici possibilità di organizzazione del materiale vocale, siamo dunque ai limiti di un mondo nuovo e ricco di promesse, un mondo che non è più ormai quello del testo di Joyce, ma che di Joyce attua in fondo l’eredità di esperimento ad oltranza.» [Trasmissione radiofonica Omaggio a Joyce. Documenti sulla qualità onomatopeica del linguaggio poetico, cd, cit., traccia 45.]
[14] L. Berio, Poesia e musica – un’esperienza, in A.A.V.V. (a cura di Henri Pousseur), La Musica Elettronica, Milano, Feltrinelli 1976, p. 131. Il testo è anche in A.A.V.V., Nuova Musica alla radio. Esperienze allo Studio di fonologia della RAI di Milano, 1954-1959”, cit., pp.237-259; e precedentemente pubblicato in “Incontri Musicali. Quaderni internazionali di musica contemporanea”, anno 3, Milano, Suvini Zerboni, 1959, pp. 98-111.
[15] Cfr. W. Benjamin, Über die Sprache überhaupt und über die Sprache des Menschen, in Gesammelte Schriften vol. II-1, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 1991, pp. 140-157 [tr. it. Sulla lingua in generale e sulla lingua dell’uomo, in id., Angelus Novus. Saggi e Frammenti, Einaudi, Torino 2006, pp. 53-70].
[16] A. Trione, L’ordine necessario, cit., p. 111.
[17] «Anche se non può disporre degli stessi mezzi di cui si serve la musica, la poesia è un movimento che va a disporsi oltre il tempo storico (...) Mallarmé impegnandosi in un lavoro di precisione senza fine, cercando continuamente nuovi dispositivi ed inventando nuove ingegnosità, ha concepito e tentato la più originale esperienza di letteratura poetica della modernità, sognando una poesia che fosse “comme déduit” dall’insieme delle proprietà e dei caratteri del linguaggio.» [Cfr. Ivi, pp. 120-121.]
[18] L. Berio, Poesia e musica – un’esperienza, cit., p. 130.
[19] M. S. Ejzenštejn, Izbrannye proizvedenija v šesti tomach, (vol. II), Mosca, Iskusstvo [tr. it. Teoria generale del montaggio, Venezia, Marsilio, 1985, p. 354.
[20] Cfr. Ibidem.