Rockerilla: Aisthànomai La Recensione

Sono rimasto inchiodato alla poltrona per un intero pomeriggio riascoltando questo disco bellissimo e coraggioso.

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6/2/20081 min leggere

GIUGNO 2008

Rockerilla 334:

Aisthànomai

A pagina 47, la recensione di Massimo Marchini:

Sono rimasto inchiodato alla poltrona per un intero pomeriggio riascoltando questo disco bellissimo e coraggioso.

Romina è una giovane musicista napoletana che ha dedicato la sua vita allo studio della voce. Dedizione che le ha portato già riconoscimenti importanti quali la vincita del premio dedicato a Demetrio Stratos.

"The Voice Is The Original Instrument", così intitolava una sua opera la grande Joan La Barbara, "al principio era il Verbo", disse prima ancora qualcun altro.

Su testi ricchi di colta ricerca estetica (Aisthànomai, in greco significa 'capire, percepire') la declinazione della voce, del suono, della foné è qui resa con tale dedizione, purezza da togliere letteralmente il fiato.

Come se la plastica della voce venisse qui modellata a nuova estetica.

Se in alcuni punti la ricerca di Romina somiglia molto da vicino a quella compiuta da Diamanda Galàs qualche anno prima, come nella introduzione dell'album, invece la ricerca semantica e musicale che l'artista napoletana qui compie è personale e in alcuni punti persino struggente.

Voce e elettronica a tentare di definire un significante condivisibile per questo singolare progetto estetico, etimologico che dipinge equazioni tra sensazione, percezione, arte, rappresentazione del dolore.

Un'esperienza che Romina riesce a condividere con l'ascoltatore evocando landscapes dark, mi si perdoni il termine improprio, riportando alla memoria gli scritti di Bataille sui medesimi concetti espansi. Una voce unica nel panorama italiano.