Rockerilla: Sculture per Voce e Idee

A pagina 20, l'intervista condotta da Massimo Marchini

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8/2/20083 min leggere

AGOSTO 2008

Rockerilla:

'Sculture per voce e idee'

A pagina 20, l'intervista condotta da Massimo Marchini:

Casualmente mi sono imbattuto nel lavoro di una giovane cantante napoletana che mi ha colpito profondamente per la chiarezza, la purezza degli intenti del suo progetto, nobile e culturalmente denso. La sua voce è straordinaria al punto da averle fatto vincere il premio Demetrio Stratos e proprio dal compianto cantante degli Area e alle sue ricerche sulla voce Romina trae ispirazione.

Romina, parlaci di come ti sei avvicinata alla musica e di come poi questo, immagino, si sia evoluto in un approccio così coraggioso.

«Alla musica mi sono avvicinata con il corpo, da bambina, senza alcuna conoscenza pregressa in campo strettamente musicale.

Ho studiato danza classica dai 6 ai 14 anni, poi chitarra classica fino ai 18. Ma la danza, in particolare, ha influito sull'evoluzione del mio linguaggio ad una analisi oggettiva del mio percorso, nel corso del quale ho gradatamente approfondito la "voce-согро", "il corpo che si dà voce", la "voce-azione", per essere e dire di essere. Queste parole si caricano di significati, di concetti e sensi, conducendo la mia esperienza alle modalità di creazione, produzione e rappresentazione che caratterizzano l'attuale lavoro: Aisthânomai, il dramma della coscienza.

La stessa parola "coraggio" indica una qualità-condizione al livello di stato della persona in un contesto sociale omologante, per cui l'individualità ha e sfoggia la forza di uscire allo scoperto.»

Quali sono state (e sono) le tue principali influenze.

«Diamanda Galas e Demetrio Stratos, Fédor Dostoevskij e Marcel Proust, Friedrich Nietzsche e Gilles Deleuze. Jusepe De Ribera e Francis Bacon, David Lynch e Michelangelo Antonioni».

Studio matto e disperatissimo. Immagino che per arrivare ai risultati tecnici e culturali del tuo Aisthanomai hai sputato sangue..

«Per diverso tempo ho potuto studiare la mia voce, liberarla e farla suonare a partire dai presupposti teorici e pratici della lezione stratosiana, a cui è seguito uno sviluppo individuale sui livelli della percezione e della conoscenza coscienza nel campo dell'arte (mi riferisco all'etimologia del termine greco Aisthânomai) confluito nella "messa su disco". Quando parlo di arte, intendo: il creare. Non mi riferisco ai settori - pittura, musica, teatro, poesia - che io piuttosto chiamo "mezzi". I "risultati tecnici e culturali" del mio discorso, lungo la loro linea di sviluppo, sono in realtà solidi presupposti: la mia concezione dei settori del mondo artistico come mezzi di creazione interdisciplinare poggia su una coscienza di fondo desunta dagli studi di metodologia e critica d'arte terminati con una tesi dal titolo *il luogo della musica nell'audiovisione", un abstract della quale è in corso di pubblicazione».

Come nel caso di molti lavori di Diamanda Galas c'è una singolare profondità anche nel lavoro lirico-concettuale del tuo ultimo disco, Aisthânomai. Ce ne puoi parlare?

«Il "lirismo" per me indica una condizione di "singolare soggettivismo" che trova la sua dimensione ideale nella pratica performativa e interpretativa: il corpo-creatore che espande le sue energie per infondere negli altri strati di pensiero e di sensazione. Si tratta però di una "comunicazione intersoggettiva": da un lato il soggetto esponente della propria ricerca (io) sui processi della percezione e gli strumenti della conoscenza, dell'intuizione come del raziocinio, che si volge alla ricezione altrui emotiva e cognitiva, in termini di necessita: dall'altro il soggetto ricevente, fruitore e pensante (l'ascoltatore e o spettatore) che problematizza.

Mi rivolgo alle persone che mi ascoltano in quanto individui, coscienze singole, come soggetto indagante e perlustrante.

Dal punto di vista del canto in senso stretto e delle tecniche note, infatti, il "lirico" è un territorio che affronto all'interno di un sistema fitto di contaminazioni.»

Parlami dei tuoi concerti. Riesci a creare le tue textures dal vivo?
«Il disco e le performances sono territori diversi, aree di espansione del mio fare dai caratteri e funzioni diversi. Dal punto di vista strettamente musicale (dell'elettronica). lavorando al livello di percezione e sensazione, assume grande importanza l'aspetto tecnico, e i parametri di diffusione audio. L'ascolto del lavoro registrato non ha eguali, se si pensa alla possibilità di toccare i suoni data da un paio di cuffie, dove ogni spostamento di ogni suono può essere percepito chiaramente a livello spaziale.

Per questo motivo, l'ambiente ideale delle mie performances è circolare o quadrato, con diffusione quadrifonica, per dare modo all'ascoltatore di percepire i movimenti del suono».

Dove si possono trovare i tuoi dischi?

«Il mio lavoro è attualmente venduto e distribuito dalla CdBaby alla quale possono rivolgersi sia acquirenti che rivenditori interessati ad ordinare il titolo. Maggiori informazioni sono state diffuse con comunicato, oggi consultabile online.»